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Jazz Anthology di lunedì 27/01/2025
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"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).
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1 Jazz Anthology di lunedì 10/02/2025 59:42
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1 Jazz Anthology di lunedì 03/02/2025 59:42
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1 Jazz Anthology di lunedì 27/01/2025 59:40
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1 Jazz Anthology di lunedì 20/01/2025 59:41
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1 Jazz Anthology di lunedì 13/01/2025 59:42
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1 Jazz Anthology di lunedì 06/01/2025 59:42
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"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).…
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1 Grandi inediti - McCoy Tyner-Joe Henderson: Forces of Nature. Live at Slugs 59:42
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Una delle uscite discografiche più clamorose nell'ambito del jazz nel 2024 è Forces of Nature, il live inedito del '66 del quartetto di McCoy Tyner, pianoforte, e Joe Henderson, sax tenore, con Henry Grimes al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria: uscito dall'archivio personale dell'unico ancora fra noi dei quattro grandi musicisti, Jack DeJohnette, è certamente uno degli inediti di jazz accolti con più entusiasmo degli ultimi anni. Nelle note di copertina, DeJohnette ricorda che quando il loro set fu registrato, il jazz attraversava un momento straordinario, molto creativo, con tanti musicisti che cercavano cose nuove, che avevano voglia di sperimentare, e che lo Slugs - non esattamente un locale da educande - era uno di quei posti dove chi aveva voglia di sviluppare delle idee si sentiva incoraggiato a farlo. E poteva allargarsi senza i limiti di durata dei pezzi registrati in una seduta di incisione: i brani sono quasi tutti piuttosto o molto estesi, e nella meraviglia complessiva di questo inedito, c'è anche quella di due brani di rispettivamente più di 26 e più di 28 minuti di musica effervescente e contagiosa.…
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1 Jazz Christmas: Peggy Lee, Stan Kenton, Samara Joy 59:42
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Antivigilia all'insegna del jazz natalizio. Nelle puntate di Jazz Anthology del periodo delle feste, un anno fa (vedi puntate del 25 dicembre 2023 e primo gennaio 2024) vi avevamo fra gli altri proposto brani dagli album natalizi di Peggy Lee e di Stan Kenton: da cui prendiamo per cominciare altri brani, che non c'era stato il tempo di ascoltare allora. Ma come clou della puntata ascoltiamo l'album natalizio, uscito alla fine del 2023, di Samara Joy, la giovane e straordinaria cantante di cui nella puntata del 18 novembre scorso abbiamo presentato il nuovo album Portrait: anche nel suo album natalizio - che nel titolo gioca sul suo nome: A Joyful Holiday - Samara Joy conferma di cercare di costruirsi un repertorio originale, e sceglie Warm in December, un brano lanciato nel '56 da Julie London e poi poco battuto; ma non teme con un classicissimo come The Christmas Song di confrontarsi con le interpretazioni fissate da pezzi da novanta come Nat King Cole, Mel Tormé, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald.…
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1 Ricordo di Martial Solal, 1927-2024 59:43
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Il 12 dicembre è mancato, a 97 anni, Martial Solal, uno dei protagonisti più grandi e originali del jazz europeo, e dagli anni cinquanta uno dei più grandi pianisti del jazz certo non solo europeo. Gli rendiamo omaggio con qualche flash sulla sua carriera: Solal al festival di Cannes del '58 col suo trio, come accompagnatore di Dizzy Gillespie, e nel quintetto di Barney Wilen e Sacha Distel; nel '59 all'Olympia nel gruppo di Stan Getz; nel '60 con le musiche dei film Si le vent te fait peur, di Degelin, e dell'epocale A' bout de souffle di Godard; nel '99 nell'album in duo con un altro mostro sacro della scena francese, Michel Portal; e nel 2005 in solo, col suo cavallo di battaglia Bluesine, nell'album Solitude, inciso per l'etichetta italiana Cam Jazz.…
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1 Byg Actuel: Archie Shepp - Live at the Panafrican Festival 59:18
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Dopo avere dedicato nella primavera scorsa una puntata ciascuno (le potete trovare in podcast) agli album del classico trittico realizzato a Parigi nell'estate del '69 da Archie Shepp - Yasmina, a black woman, Poem for Malcolm e Blasé - accogliamo con grande piacere la ristampa di un altro album di Shepp, Live at the Panafrican Festival, che cronologicamente li precede di pochissimo, e in qualche modo ne rappresenta la premessa. In una Algeria fresca di indipendenza, raggiunta dopo una dura lotta di liberazione nel '62, alla fine del luglio 1969 si svolge il Festival Panafricano di Algeri, il più importante evento culturale dell'Africa dell'era delle indipendenze dopo il festival Mondiale delle Arti Negre a Dakar nel '66. Oltre che numerosi militanti, intellettuali e artisti afroamericani, il festival di Algeri richiama parecchi esponenti del free jazz, fra cui Archie Shepp, figura perfetta per inserirsi nel clima torrido della manifestazione, dove le istanze rivoluzionarie sono all'ordine del giorno. Nell'incontro del sassofonista con musicisti tradizionali algerini e tuareg, l'idea - che percorre il free jazz - di ritorno all'Africa, alle radici, densa di orgoglio nero e di rifiuto dell'America razzista e capitalista, sembra trovare una concretizzazione. Oltre ad essere un documento di grande importanza per questi motivi, Live at the Panafrican Festival fotografa inoltre un episodio pionieristico - e tra i più storicamente e artisticamente significativi - di incontro del jazz con l'Africa, che precede quello di Ornette Coleman con i musicisti marocchini di Jajouka e quelli che avranno come protagonista Randy Weston.…
Samara Joy aveva diciannove anni quando nel 2019 è stata la sensazionale rivelazione della Sarah Vaughan International Jazz Competition, e a soli venticinque anni - che ha compiuto lunedì scorso, 11 novembre - della vocalità jazzistica è ormai una certezza. Essendo così brava e avendo vinto quel concorso è stata subito esposta al rischio di essere spinta a replicare il modello delle più grandi cantanti della storia del jazz e in particolare appunto la Vaughan, cosa che naturalmente in un'epoca completamente diversa non avrebbe grande senso: ne avevamo parlato nel novembre 2022 in occasione dell'uscita del suo primo album per la Verve, Linger Awhile (la puntata la potete trovare in podcast). A cinque anni di distanza dal suo esordio si può dire che Samara Joy si è destreggiata bene, non si è montata la testa e non si è atteggiata a "nuova" Sarah Vaughan. Il suo nuovo album per la Verve, Portrait, è un gran disco, che testimonia della sua maturazione come interprete, della ricerca di una qualità musicale d'insieme (l'album, in cui figurano giovani musicisti con cui Samara è in confidenza da quando era all'università, è prodotto da Brian Lynch) e del suo interessante sforzo per costruirsi un repertorio originale, che non sia il ricalco di quello dell'età dell'oro del canto jazz: è per esempio indice di una intelligente apertura di interessi e di ascolti una scelta decisamente non convenzionale e impegnativa come quella di interpretare una composizione di Mingus come Reincarnation of a Lovebird, incaricandosi anche personalmente di scrivere i versi che Samara ci fa ascoltare.…
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1 Ricordo di Quincy Jones, 1933-2024 59:13
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Da un certo momento in poi, in particolare a partire dal suo lavoro con Michael Jackson, Quincy Jones - mancato il 3 novembre scorso a 91 anni - è diventato una figura ben nota ad un pubblico ben più vasto di quello del jazz, e tutta la parte della sua carriera più strettamente legata al jazz è meno conosciuta di quella invece in cui Jones ha brillato come produttore e ha operato nell'ambito della black music e del pop. Gli rendiamo allora omaggio con una carrellata di registrazioni dei primissimi anni della sua carriera, che può dare un'idea del dinamismo e del respiro dell'attività intensissima - e già molto varia, anche sul terreno del rhythm'n'blues e delle musiche che vanno verso un incipiente rock'n'roll - di un giovanissimo Quincy Jones: da un Quincy Jones diciottenne, trombettista nel '51 nelle file dell'orchestra di Lionel Hampton, ad un Jones ventitreenne, direttore e arrangiatore nel '56 per quel Ray Charles che è stato per lui una grande ispirazione.…
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1 1954-55: Sarah Vaughan - Images; Sarah Vaughan 59:42
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Le cantanti che contribuiscono maggiormente a definire il canto jazzistico dopo Billie Holiday e Ella Fitzgerald, nella fase che comincia nell'immediato secondo dopoguerra, sono fondamentalmente due, Dinah Washington, che abbiamo già incontrato in questa serie sugli album che hanno caratterizzato l'annata discografica 1954 del jazz, e Sarah Vaughan. Nel '54, quando incide l'album Images, Sarah Vaughan è sulla trentina e ha già alle spalle una carriera già importante e di successo. Images rappresenta uno snodo piuttosto rilevante del suo percorso: è l'album del passaggio della cantante con la Mercury, che ha delle implicazioni artistiche significative, perché fra il '48 e il '53 la Vaughan ha inciso per la Columbia, che le ha assegnato un repertorio piuttosto commerciale, cosa di cui la Vaughan è stata scontenta. Nel '57 gli otto brani di Images, Lp a 10 pollici, saranno ricondotti ad un Lp a 12" con l'aggiunta di cinque brani supplementari, pubblicato col titolo Swingin' Easy, e accolto con molto favore dalla critica. Poco prima del Natale '54 la Vaughan incide poi un album che esce nell'aprile '55 col titolo Sarah Vaughan, poi nel '91 ripubblicato in Cd con il titolo Sarah Vaughan with Clifford Brown: lo status dell'album è col tempo cresciuto anche per la presenza del grande trombettista, morto tragicamente alla metà del '56.…
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1 1954: Frank Sinatra - Songs for Young Lovers; Swing Easy! 58:55
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Disukai58:55![icon](https://imagehost.player.fm/icons/general/red-pin.svg)
Dopo essere decollata nei primi anni quaranta, a cavallo tra la fine del decennio e il principio degli anni cinquanta la carriera di Frank Sinatra atraversa una fase molto negativa. Nel '52 la Columbia chiude il rapporto con lui, e nell'ottobre del '53 viene annunciata ufficialmente la separazione del cantante da Ava Gardner, un epilogo della loro relazione che lo lascia a pezzi. Intanto però nel marzo del '53 Sinatra ha firmato per sette anni con la Capitol, una casa discografica che gli lascia maggiore libertà artistica; e nell'agosto del '53 esce Da qui all'eternità, film di grande successo per il quale Sinatra nel '54 vince l'Oscar come migliore attore non protagonista: è l'inizio della sua trionfale rimonta. Per la Capitol Sinatra comincia a registrare con Nelson Riddle, affermato arrangiatore e direttore d'orchestra, e l'intesa è immediata; intanto Sinatra ha continuato a maturare come interprete, anche come effetto dei suoi patimenti sentimentali: e, uscito nel gennaio del '54, suo primo album per la Capitol - arrangiamenti quasi tutti di George Siravo, direzione di Nelson Riddle - Songs for Young Lovers è una sorta di album tematico sulle vicissitudini di un giovane innamorato. Nell'agosto del '54 segue Swing Easy!, arrangiato e diretto da Nelson Riddle, album di taglio nettamente più jazzistico del precedente, indicativo della sensibilità di Riddle allo swing, e del desiderio di Sinatra di avere una reputazione non soltanto come cantante confidenziale e da ballad, ma appunto anche come cantante che sa swingare.…
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1 1954: Charlie Parker - Charlie Parker 1:05:27
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Disukai1:05:27![icon](https://imagehost.player.fm/icons/general/red-pin.svg)
Verso la metà degli anni cinquanta sono di moda il cool jazz e il jazz californiano, che hanno reso più morbida, soffice, la bruciante novità che negli anni quaranta è stata portata nel jazz dal bebop: di quella esplosiva novità Charlie Parker, sax alto, è stato il massimo alfiere, il protagonista più dirompente. Molta acqua dunque è passata sotto i ponti, ma anche se da un punto di vista estetico Parker è ormai il testimone di un'epoca che è passata, sulla scena del jazz il sassofonista, figura circonfusa di mito, continua ad essere il più grande. Non ne ha per molto: minato dalla tossicodipendenza e dall'alcool, sarebbe morto nel marzo del '55, a soli trentaquattro anni. Intitolato semplicemente Charlie Parker, il suo album del '54 venne pubblicato dalla Clef del produttore Norman Granz, e fu uno dei più importanti di quella annata discografica del jazz. Con una significativa particolarità: le incisioni erano state realizzate nel '52-53 in quartetto sax, piano, contrabbasso e batteria, senza un altro fiato, come nei quintetti con alla tromba prima Dizzy Gillespie e poi Miles Davis. In effetti non ci sono molte registrazioni ufficiali di Parker in quartetto, e da questo punto di vista l'album rappresentava un corpus di incisioni di rilievo.…
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